Tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo posti una domanda: è possibile che qualcuno ci faccia il “lavaggio del cervello” usando tecniche e modalità da noi sconosciute e che non riusciamo a rilevare?
In psicologia vige un assioma e cioè una proposizione, un principio che viene assunto come vero perché ritenuto evidente: Non si può non comunicare. Questo assioma ci porta a dire che qualsiasi comportamento mettiamo in atto o non mettiamo in atto,qualsiasi cosa diciamo o non diciamo crea un messaggio che arriva a qualcun altro e, di conseguenza, comunichiamo; anche un non comportamento comunica qualcosa a chi osserva. Da qui, quindi, emerge che, visto che non possiamo non comunicare, non possiamo neppure non influenzare. Ogni giorno siamo bombardati da milioni di informazioni che arrivano al nostro cervello e che esso, attraverso delle modalità specifiche, filtra.
Alla fine degli anni Sessanta, però entra nel linguaggio comune, il termine “messaggio subliminale”; questo indica un’informazione che il cervello di una persona assimilerebbe a un livello non consapevole. Questo tipo di messaggio, trasmesso attraverso scritte, suoni o immagini che trattano un qualsiasi argomento, contiene al suo interno frasi o immagini che non hanno niente a che vedere con quell’argomento e che, proprio perché passano ad un livello più basso di consapevolezza, rimarrebbero impressi nella mente in modo inconsapevole. In altre parole, lo scopo di un messaggio subliminale, sarebbe quello di invogliare all’acquisto di prodotti o di trasmettere ideologie di qualsiasi natura.
Si cominciò a parlare pubblicamente dei messaggi subliminali nel 1957quando Vance Packard pubblicò il libro I persuasori occulti. Poco dopo James Vicary rese pubblici i risultati di un suo studio in cui egli affermava che in un cinema in cui venivano inseriti brevi messaggi subliminali di tipo pubblicitario nei fotogrammi del film (“bevi Coca-Cola” e “mangia popcorn “) aumentavano effettivamente i consumi dei prodotti in questione.
L’annuncio di Vicary, improvvisamente dette avvio ad una sorta di isteria nazionale, ma mentre lui si rifiutava di dare maggiori informazioni sui dati dell’esperimento e sul nome del cinema, gli psicologi che avevano riprodotto un esperimento simile, contraddirono i suoi risultati: uno stimolo debole produceva un effetto debole e un messaggio subliminale non era più ipnotico di uno slogan su un cartellone pubblicitario intravisto con la coda dell’occhio.
Qualche tempo dopo Vicary confessò la sua truffa: l’esperimento del cinema non era mai avvenuto, si era inventato tutto di sana pianta per salvare la sua attività di consulente pubblicitario che stava andando a rotoli.
Ma come di solito accade, i media si concentrarono sull’esperimento di Vicary e invece non dettero abbastanza risonanza alla confessione dello stesso, le stazioni radio e le televisioni hanno quindi continuato ad inserire messaggi subliminali nel tentativo di persuadere un target specifico. Sono stati individuati messaggi subliminali in cartoni animati, in marche di prodotti importanti, in foto che rappresentano momenti decisivi per la nostra storia, in film e in canzoni.
Negli ultimi decenni molti studi hanno dimostrato che i messaggi subliminali non funzionano, adesso però la riflessione sorge spontanea: sono davvero messaggi subliminali o siamo noi che andiamo continuamente a caccia dell’ennesima prova che qualcuno sta cercando di controllarci, dando quindi questo significato ad una nostra percezione?