Oggigiorno si possono individuare modelli e stili familiari diversi che non possono essere considerati, a priori, giusti o sbagliati; ognuno di loro ha sicuramente degli aspetti più o meno funzionali al raggiungimento di un determinato obiettivo, all’interno di una determinata situazione. Come ogni cosa però, quando questi modelli finiscono per irrigidirsi, allora sfociano nel patologico. Cosa vuol dire irrigidirsi? Che vengono mantenuti sempre e comunque gli stessi tipi di comportamento anche quando non si raggiungono i risultati sperati.
Diamo un’occhiata ai diversi modelli che si sono delineati nella ricerca- intervento orientata allo studio dell’evoluzione dei modelli di famiglia italiana condotta alla fine degli anni Novanta (Nardone, Giannotti, Rocchi, 2001).
“Modello familiare democratico- permissivo”
Oggi viviamo in un tipo di società in cui, per cultura e/o tradizione, siamo poco abituati all’utilizzo di certi sani “no” per i nostri figli. Probabilmente cerchiamo di prendere le distanze da un retaggio culturale passato che vedeva il padre come una figura autoritaria impegnata nel lavoro e la madre come figura più mite, sottomessa al marito. A quello stile familiare si ricollega l’idea, non sempre reale, dell’utilizzo di certe maniere forti e poco educative.
Come accade spesso, per prendere le distanze da un qualcosa che non ci piace, si finisce per cadere nell’esatto contrario, con risultati che non sono mai quelli attesi; si finisce semplicemente nel cambiare la faccia della stessa medaglia.
Comunque, scendendo nello specifico, il modello democratico- permissivo prevede l’assenza di ogni gerarchia, tutti i suoi membri sono uguali ed è tutto improntato al dialogo per raggiungere e mantenere l’obiettivo comune: l’armonia del contesto familiare e l’assenza di conflitto.
Le regole stesse sono concordate da tutti i membri e possono essere negoziate cercando di evitare accuratamente le punizioni. In questi contesti il genitore non ricopre il ruolo di guida, ma di amico del figlio e nel caso in cui sia necessario un intervento educativo, si ripete lo stesso copione: si entra in simmetria col figlio, ma, per evitare il conflitto, poi il genitore finisce per cedere alle richieste.
È proprio questo stile che porta a crescere dei piccoli tiranni, infatti i figli capiscono subito come utilizzare capricci e prepotenze per raggiungere i loro obiettivi.
Oltre a tutto ciò, però, c’è un aspetto che i genitori tendono a sottovalutare: proprio perché sono considerati più amici che guide, nel momento in cui il figlio si troverà in difficoltà, andrà a cercare aiuto altrove, non ritenendo il genitore all’altezza della situazione.
Inoltre capita frequentemente che questi ragazzi crescano con l’idea di essere chi non sono in realtà e vadano in crisi di fronte alle prime difficoltà e ai primi “no” che, inevitabilmente, la realtà porrà loro di fronte.
Come gestire questo sistema familiare? La prima cosa è ristabilire una gerarchia che espliciti quelli che sono i ruoli dei genitori e quelli dei figli per poi stabilire il rispetto di certe regole.
Nessuno sa come diventare un buon genitore, ma dobbiamo sapere che, imparare ad osservarsi, mettersi in discussione, può aiutarci ad individuare i nostri limiti per trasformarli in risorse.
Bibliografia
Nardone, G., Giannotti, E., Rocchi, R. (2001). Modelli di famiglia, TEA.
Nardone, G., coll. (2012). Aiutare i genitori ad aiutare i figli, Milano, Ponte alle Grazie.